Il Giudizio Universale è un affresco di Michelangelo Buonarroti che ricopre l'intera parete dell'altare della Cappella Sistina in Vaticano. Fu commissionato da Papa Clemente VII e completato sotto Papa Paolo III tra il 1536 e il 1541. L'opera rappresenta il secondo avvento di Cristo e il giudizio finale dell'umanità.
Commissione e contesto storico: L'opera fu commissionata in un periodo di grande turbamento per la Chiesa, segnato dal Sacco di Roma (1527) e dalla crescente influenza della Riforma protestante. La rappresentazione del Giudizio Universale si poneva quindi come un monito e un richiamo alla giustizia divina.
Iconografia: L'affresco è diviso in diverse zone:
Stile e innovazioni: Michelangelo rivoluzionò la tradizionale iconografia del Giudizio Universale, rappresentando figure nude (poi parzialmente coperte da drappeggi su ordine del Concilio di Trento) e dinamiche, con un'espressività intensa. L'uso del colore è audace e drammatico.
Critiche e censure: L'opera suscitò fin da subito forti polemiche a causa della nudità delle figure e della rappresentazione poco convenzionale di Cristo. Il cardinale Carafa e Monsignor Biagio da Cesena furono tra i più accesi critici. Quest'ultimo affermò che l'opera era più adatta a una taverna che a una cappella papale. In seguito a queste critiche, Daniele da Volterra fu incaricato di coprire le nudità con veli e panneggi, guadagnandosi il soprannome di "il Braghettone."
Significato: Il Giudizio Universale è una complessa opera teologica e artistica che riflette le angosce e le speranze del Rinascimento. La sua grandiosità e drammaticità ne fanno uno dei capolavori più importanti della storia dell'arte occidentale.
Ecco alcuni link utili per approfondire:
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